Lo Sposo Scena Bonus

LO SPOSO

Scena Bonus

Diesel & Stormy

Traduzione di

PAOLA CICCARELLI

“Lo Sposo Scena Bonus”

Autore Mira Lyn Kelly

Copyright © 2021 Mira Lyn Kelly

Titolo originale: Dirty Groom

Traduzione di Paola Ciccarelli


Liam

 

Pausa Invernale – Un anno e mezzo dopo

 

Le porte dell'ascensore si chiudono, bloccando i rumori provenienti dalla hall dell'hotel e dal casinò.

Vestito con un paio di jeans e una t-shirt come me, Noel sorride alla coppia di anziani che è in ascensore con noi e poi a bassa voce, ma non abbastanza bassa, mi dice all'orecchio: «Fratello, i tuoi piccoli nuotatori sono in picchiata.»

Chiudo gli occhi e abbasso la testa. Ci risiamo.

Noel sta cercando di mettere incinta Misty da prima che si sposassero. Non che io sia molto diverso con Stormy. Ma nessuna delle due voleva avere subito dei bambini, quindi ci siamo goduti la vita matrimoniale pre-figli.

Però arriveranno. Almeno per me e Stormy.

Mi giro verso di lui. «Ti piacerebbe che tua moglie permettesse ai tuoi nuotatori di entrare nella sua piscina.»

Noel, che sta decisamente pensando a far bagnare i suoi nuotatori, emette un gemito strozzato che spinge la coppia di anziani ad allontanarsi da noi.

Dovrei scusarmi, solo che l'ascensore raggiunge il piano della coppia, che si dilegua precipitosamente.

Noel si volta nella mia direzione, incrocia le braccia e appoggia una spalla alla parete a specchio. «Come se tu non desiderassi la stessa cosa.»

«Cazzo, sì. Ma laddove Misty ti fa mettere due preservativi, io e Stormy...»

Lo tengo in sospeso perché sono suo cognato ed è ciò che facciamo. Inoltre, stuzzicarlo è troppo facile. E di sicuro anche a lui piace stuzzicarmi.

In verità, ultimamente io e Stormy abbiamo parlato molto di figli, e una parte di me spera nell'arrivo di un bambino per l'anniversario.

Dio, non vedo l'ora di metterla incinta. Non vedo l'ora di...

Mi sfugge un gemito.

«Disgustoso.»

Guardo Noel, che sta facendo una faccia nauseata. «Come, prego?»

«Amico, ti voglio bene. Sei il mio fratello preferito.» In realtà, sono il suo unico fratello... acquisito. «Ma quel gemito? Tutti sanno che stai pensando di mettere incinta Stormy. È mia sorella. Abbi un po' di rispetto, bello.»

Sbuffo una risata e annuisco. «Scusa.»

«Sì, sì. E io mi scuso in anticipo per batterti alle Olimpiadi dei Fabbricanti di Bambini. E non perdere tempo a provare a mandarmi fuori di testa. Stormy non permetterà mai che la tua squadra lasci i blocchi di partenza prima che Misty dia il via libera alla mia.»

«Come dici tu.»

Si dondola sui talloni. «Oh, puoi scommetterci.»

Lo guardo a occhi socchiusi, notando il saltello che fa quando si dondola in avanti e poi il piccolo passo che fa per avvicinarsi alle porte dell'ascensore.

«Noel, hai seriamente intenzione di fiondarti fuori di qui e correre a mettere incinta Misty prima che io possa raggiungere Stormy?»

«Che assurdità» sbuffa, poi fa un altro passo verso le porte dell'ascensore. E lo sguardo che ha negli occhi? Sì, l'ho già visto. È quello che ha ogni volta che scendiamo sulla pista di ghiaccio per una partita.

Non scherza.

E merda, per caso ho appena fatto anch'io un passo verso le porte?

Sì. Sì, l'ho fatto. Il che è stupido, perché non intendo gareggiare con lui per mettere incinte le nostre donne. Ci ucciderebbero per averlo anche solo pensato.

Ma persino con quel pensiero razionale ancora fresco nella mente, quando l'ascensore raggiunge il nostro piano e le porte si aprono, la gara ha inizio. Io e Noel lottiamo per primeggiare, spintonandoci e tirandoci a vicenda. Lui va a sinistra e io vado a destra, sfrecciando lungo il corridoio finché non raggiungo la suite e passo la chiave magnetica una, due, tre volte.

«Dannazione!»

La porta si apre e vedo Stormy avvolta nella mia camicia semiaperta di ieri sera, con le gambe nude e i capelli scuri che le cadono sulle spalle. È talmente bella che azzera quel briciolo di pazzia che Noel ha suscitato in me.

All'improvviso l'unica cosa a cui riesco a pensare è che, per qualche miracolo, è mia moglie. E mi calmo.

«Ehi, splendore» dico, entrando nella stanza. Le cingo la vita con un braccio e la attiro a me per un bacio. «Buon anniversario.»

Per uno che non voleva affatto sposarsi, stranamente sono riuscito a infilare la fede al dito di questa meravigliosa creatura non una, ma due volte.

Ed è per questo che siamo di nuovo a Las Vegas la mattina della vigilia di Natale con la maggior parte degli Hendricks già registrati in hotel. Ma non sullo stesso piano, perché nessuno vuole sedersi di fronte al suocero durante il brunch di Natale sapendo che quest'ultimo, attraverso il muro, ha sentito sua figlia chiamarti “daddy” la notte precedente.

Perlomeno questo è ciò che mi ha detto Noel, perché indovina un po' chi l'ha imparato a sue spese l'anno scorso?

Adoro quel ragazzo. Ma non tanto quanto amo questa donna.

Lasciando vagare le mani sulle mie curve preferite, le chiedo: «Hai dormito bene?»

Siamo partiti ieri sera tardi dopo la partita, e Stormy era così stanca quando siamo arrivati che ho cercato di convincerla a lasciare che la portassi in braccio fino alla nostra stanza. Ha rifiutato.

«Benissimo.» Mi mette le braccia attorno al collo e si alza in punta di piedi per un altro bacio. «Ma avresti dovuto svegliarmi stamattina.»

«Ho pensato di lasciarti dormire un po' di più mentre davo un'occhiata alla palestra con Noel.»

«È bella?» Mi sta alzando il retro della t-shirt. Non le importa della palestra.

«Abbastanza.» Neanche a me importa della palestra. Non quanto mi importa dello spettacolare culo nudo che sto stringendo sotto la camicia che ha preso in prestito da me.

Quando la sollevo tra le braccia, mi avvolge le gambe intorno alla vita.

«Non farti venire strane idee» mormora con voce suadente, sfilandomi la t-shirt dalla testa e gettandola da parte. «L'unico allenamento che farai stamattina è con me.»

Annuisco e la bacio, premendola al muro perché adoro i suoni che emette quando dondolo il bacino contro il suo. Poi la porto verso il letto perché voglio rotolarci sopra con lei. Voglio che le sue dita dei piedi siano vicino alle mie orecchie quando la faccio venire la prima volta. Voglio che mi cavalchi finché non viene una seconda volta. E poi voglio leccargliela fino a farle raggiungere il terzo orgasmo... perché è il nostro terzo anniversario di matrimonio e sono uno stupido sentimentale.

Quindi ho un piano quando la adagio sulle soffici lenzuola bianche, dandole solo un assaggio del mio peso prima di ritrarmi per togliermi i jeans.

Stormy si sbottona lentamente la camicia, stuzzicandomi con la V sempre più profonda che mette in mostra la porzione di pelle vellutata che va dalle delicate clavicole all'ombelico mentre mi sfrego il membro con una carezza lenta e decisa.

Le piace, quindi lo rifaccio, infervorandomi nel vederla sfregare le cosce lisce l'una contro l'altra in maniera irrequieta.

È così eccitante.

Mi posiziono sopra di lei, divaricandole le gambe e scostando di lato i lembi della camicia in modo da poterla vedere tutta. In modo da leccarle i capezzoli turgidi e succhiarle i seni morbidi. Mordicchiarle le costole e far scorrere i denti più in basso, sulla pelle sensibile dove è nuda per me.

«Liam» ansima, e i miei piani cambiano.

Sfrego la bocca sulle sue labbra intime già umide, affondando la lingua nella sua dolcezza, due volte, prima di cedere e divorarla come l'ingordo che sono.

«Sei così fottutamente dolce» grugnisco tra un bacio e una leccata. Le prendo il sedere tra le mani e la sollevo in modo da strapparle più gemiti sommessi e più suppliche ansimanti. In modo da gustare maggiormente il suo sapore mentre il suo corpo inizia a tendersi e contrarsi.

Le infilo due dita dentro, curvandole e muovendole, e nel contempo le lecco il piccolo bocciolo ricco di terminazioni nervose. Glielo succhio e stuzzico, spingendola a premermi i talloni nella schiena, a inarcare il corpo, a schiudere le labbra.

«Vieni per me» dico, sfregando la bocca sul suo sesso come le piace tanto e avvicinandola al culmine del piacere a ogni movimento delle dita con cui la penetro.

E lo fa.

Viene con un'ondata di dolcezza sulla mia lingua, il suo sesso che si serra attorno alle mie dita, il suono del mio nome che riempie la stanza. È il paradiso.

È tutto.

Lei è tutto.

E non ha finito.

Sorrido quando mi affonda le dita nei capelli.

«Tirati su» mi implora. «Ho bisogno di te.»

Scivolo sopra di lei e, senza perdere tempo, la riempio interamente con il mio uccello.

«Così?» chiedo, ma il gemito gutturale che emette e il modo in cui le pareti interne del suo sesso si stringono intorno a me sono la risposta che mi serve.

Mi spingo nel suo stretto e scivoloso calore, andando più in profondità a ogni spinta. Le metto una mano dietro il ginocchio e le alzo la gamba, divaricandola di più, dandole di più. Dandole tutto.

«Ti amo da impazzire, Stormy.»

«Ti amo anch'io.» Mi fa scorrere le dita sul viso, sulle labbra e poi sul collo, fino a posarmele sul cuore.

«Lo senti battere per te?»

Annuisce, e gli occhi le si inumidiscono di emozioni. «Sì, lo sento.»

Rallento i movimenti dei fianchi prima di fermarmi del tutto e baciarla.

È un bacio lungo, lento e pieno dell'amore che ho nel cuore. E quando mi ritraggo, lo faccio interamente, perché c'è una cosa che voglio chiederle. «Senti, e se smettessi di fare l'iniezione contraccettiva? E se vedessimo cosa succede?»

La mia richiesta non ha nulla a che fare con la folle corsa che abbiamo fatto io e Noel uscendo dall'ascensore.

Riguarda solo noi due. Riguarda me e Stormy e la vita che vogliamo insieme. L'amore che vogliamo condividere.

La famiglia che vogliamo costruire.

Sorride dolcemente. «Vuoi un bambino?»

Annuisco. «Sì.» Le copro la mano con la mia e chiarisco. «Ma solo se e quando sarai pronta. Dico sul serio. Non voglio farti pressione. E sai cosa penso dell'adozione.»

Ci sono così tanti bambini che hanno bisogno di una famiglia che li ami.

«Lo so.» Mi scruta negli occhi. «Penso che siamo sulla stessa lunghezza d'onda al riguardo. Anche a me piacerebbe adottare un bambino. Ma fra un paio d'anni, se sei d'accordo?»

Un paio d'anni.

Inarca un sopracciglio. «È più tempo di quanto pensassi?»

«Sì, un po'.» Da come parlavamo, pensavo che l'attesa sarebbe stata più breve. Ma intendevo quello che ho detto. «Lo faremo quando sarai pronta.»

Non voglio che abbia dubbi su di noi. E aspetterò felicemente e pazientemente per tutto il tempo necessario. E se non vorrà mai avere figli, va bene lo stesso.

Ho lei.

Abbiamo l'un l'altra.

Scrolla una spalla. «Credo che due anni saranno sufficienti per prendere in considerazione l'adozione. Sento che abbiamo così tanto amore da dare. Ma come neomamma, penso che mi piacerebbe passare un anno con questo bambino...» Inverte le nostre mani e si mette il mio palmo sulla pancia quasi piatta. «...prima di aggiungerne un altro.»

Impiego qualche secondo per capire.

Fisso il punto in cui le nostre mani sono adagiate sul suo ventre, ripetendo mentalmente quelle parole per due volte prima di rendermi conto di averle udite correttamente. Porca vacca.

Il cuore inizia a martellarmi mentre la guardo negli occhi carichi di attesa e vedo quel sorriso che dice tutto.

«Un bambino?»

Il sorriso le si allarga. «Sì, un bambino.»

Non riesco a trattenermi. La stringo tra le braccia, premendo il viso nell'incavo del suo collo e respirando il suo dolce profumo mentre l'emozione mi investe, potente e travolgente.

«Stormy.» Pronuncio il suo nome come una preghiera, senza preoccuparmi delle lacrime che mi sgorgano dagli angoli degli occhi o del fatto che ciò che provo, la gioia più pura e appagante, mi trapela dalla voce.

«Ti amo tanto.» Scivolo verso il basso e le stampo un bacio sulla pancia. «Vi amo entrambi.» Perché nel giro di un batter d'occhio il sogno di avere un bambino è diventato realtà.

Mi accarezza i capelli. «Anche noi ti amiamo.»

Ci teniamo stretti l'uno all'altra, parlando del nostro futuro, della nostra famiglia. Delle cose che dobbiamo capire nei prossimi sette mesi e di chi informare della lieta notizia nelle prossime sette ore.

E poi mi sovviene.

«Porca miseria, i miei piccoli nuotatori hanno battuto...»

Sbam, sbam, sbam, sbam, sbam!

Quel bussare può provenire solo da un uomo. Guardo mia moglie, che alza gli occhi al cielo mentre si avvolge nel lenzuolo.

«Pensavo avessi detto che Misty non lo sa ancora.»

Scuote la testa. «Infatti è così. Volevo dirlo prima a te.»

Dio, la amo.

«Allora perché Noel bussa alla nostra porta?»

Mi lancia i boxer e fa cenno di andare. «Aprila e scoprilo.»

Sono a un passo dalla porta quando la voce di Noel rimbomba dall'altra parte. «Beccati questa, zio Liam! Indovina quali nuotatori hanno vinto l'oro un mese fa?»

Tossisco e guardo Stormy. Il cellulare le squilla sul comodino. È sbalordita quanto me.

Ma poi lancio un urlo e apro la porta con un largo sorriso. «Devi accontentarti dell'argento, fratellino. Ho conquistato l'oro due mesi fa!»


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