L' Accordo Scena Bonus

L' ACCORDO

Scena Bonus

Axel & Nora

Traduzione di

PAOLA CICCARELLI

“l' Accordo Scena Bonus”

Autore Mira Lyn Kelly

Copyright © 2023 Mira Lyn Kelly

Titolo originale: Dirty Deal

Traduzione di Paola Ciccarelli


Axel

 

Offseason – Parigi

 

Dannazione, Nora l'ha rifatto. Mi ha chiamato suo marito mentre spiegava al facchino in quali stanze vanno i bagagli.

Cazzo, adoro sentirla chiamarmi così.

Adoro il fatto che sia mia.

Che volesse che fossi suo. Che noi fossimo suoi.

E adoro persino il fatto che abbia capito l'effetto che quell'appellativo ha su di me – sì, sto parlando dell'effetto che ha sulle mie parti basse – e che lo stia usando spietatamente da quando siamo andati in aeroporto stamattina.

Avrei dovuto noleggiare un aereo privato. Uno di quelli con una camera da letto. Avrei potuto passare tutte quelle ore sull'Atlantico a strappare dalla bocca della mia novella sposa quei gemiti sexy di cui non ne ho mai abbastanza.

Proprio in quel momento, Otto lancia un piccolo grido, ricordandomi perché le mie fantasie sul sesso ad alta quota non si realizzeranno... per i prossimi diciotto anni o giù di lì.

Nora si interrompe a metà frase, i riccioli che le ondeggiano sulle spalle quando si gira per controllare come sta nostro figlio, situato nel passeggino in cui l'ho messo.

«Sta bene» la rassicuro, muovendo il passeggino avanti e indietro sull'asfalto un po' irregolare. «Gli daremo da mangiare quando saremo in camera.»

Nora annuisce con uno splendido sorriso e torna alla conversazione che sta avendo, per lo più in francese, con il facchino. Alle mie spalle, qualcuno si schiarisce delicatamente la gola, e mi giro verso Meredith, la tata che abbiamo assunto per i pomeriggi a casa e per accompagnarci nella nostra luna di miele di due settimane a Parigi.

Meredith fa una lieve risatina. «Oppure potrei dare da mangiare io a Otto. Badare a lui per qualche ora così voi potete fare un pisolino. Un pasto. Una passeggiata? La scelta è vostra, naturalmente, ma visto che Nora ha voluto prendersi cura di lui per gran parte del volo, ho pensato che potesse essere pronta per una pausa.» E poi, poiché ha avuto modo di conoscerci piuttosto bene negli ultimi due mesi, aggiunge: «Una piccola, però.»

L'idea mi piace, ma ho il presentimento che Nora vorrà prima assicurarsi che Otto stia a posto.

Non mi sbaglio, e anche se sentirla chiamarmi marito numerose volte mi fa infoiare come non mi succedeva dalla notte in cui mi ha inviato un messaggio in cui mi chiedeva cosa sarebbe successo se fosse venuta di nuovo nella mia stanza, quando lasciamo il nostro pargoletto, sfamato e cambiato, con Meredith, posso finalmente dedicare tutta la mia attenzione a mia moglie.

«Non è così che porti la tua sposa oltre la soglia!» dice Nora ridendo da sopra la mia spalla, dove l'ho issata. Tiene una mano stretta intorno alla mia cintura e l'altra avvinghiata spudoratamente al mio sedere mentre apro la porta della nostra suite.

«Ieri sera ti ho portata oltre la soglia come una principessa.» E poi l'ho baciata ardentemente mentre Otto rimbalzava nel passeggino come se stesse esultando per il nostro status di novelli sposi. «Oggi ti becchi il trattamento da cavernicolo.»

Chiudendomi la porta alle spalle, la metto parzialmente giù e la cingo tra le braccia, reggendola per la parte posteriore delle cosce. La vista delle tette è spettacolare da questa posizione, e grugnisco, strofinandole il naso su un seno prima di metterla giù.

«Mmh... mio marito è un vero selvaggio.»

Sì, sa esattamente cosa sta facendo.

Mi mette le braccia attorno al collo e chiede: «Come ho fatto a essere così fortunata?»

Scuoto la testa. Sono io quello fortunato.

Non lo dimenticherò mai. Non lo darò mai per scontato. Non smetterò mai di provare a mostrare a questa donna quanto è importante per me.

E sì, probabilmente non smetterò mai di provare a provocarla.

«Sono abbastanza sicuro che abbia qualcosa a che fare con quel primo pacco che hai firmato.»

Spalanca la bocca e sgrana gli occhi. «Non l'hai detto davvero.»

Accidenti, adoro quello sguardo bollente. «L'ho detto, eccome. Farai qualcosa al riguardo, Mrs. Erikson?»

Inarca un sopracciglio e si morde l'angolo del labbro. «Penso di sì.»

Mi bacia e, benché sia tutta infervorata, l'unica cosa che assaporo è l'amore.

Sono fottutamente fortunato.

Schiudo le labbra, e le nostre lingue si incontrano e si intrecciano all'istante.

Non ne ho mai abbastanza. Le infilo le mani nei capelli per stringere le folte ciocche ondulate mentre approfondisco il bacio, accogliendo i suoi dolci gemiti e offrendole il mio rombante bisogno.

Non nascondo nulla a questa donna.

«Toglitela» mi sussurra sulla bocca, iniziando a sbottonarmi la camicia.

Mi stacco da lei per allungare le braccia dietro la schiena e sfilarmi l'indumento dalla testa.

Lo sguardo con cui mi fissa il petto è carico di bramosia, e poiché so che le piace, mi faccio scorrere la mano sui pettorali e sugli addominali. È giusto appena in stile “coniglietta”, e intendo fermarmi qui, ma quando si cattura quel lussureggiante labbro inferiore fra i denti, non riesco a resistere. Mi infilo il pollice in un passante per la cintura e mi spingo giù i pantaloni in modo indecente.

Sì, è squallido, lo so, ma per quello sguardo sexy? Ne vale la pena.

Facendole un cenno, le dico: «Anche tu.»

Si toglie rapidamente la camicetta e i pantaloni, e anche se sorvola sui giochi di seduzione, non importa. Anzi, è meglio così, perché sto per sfondare la zip dei pantaloni senza bisogno di ulteriori stimoli.

Mia moglie è stupenda. E con addosso soltanto il mio anello e un intimo in pizzo è ancora più bella.

Si avvicina, mi slaccia la cintura e mi abbassa la zip con un'urgenza che suggerisce che non sono l'unico a essere infervorato oggi. E questa volta, quando le nostre bocche si incontrano, nessuno di noi due riesce a trattenersi.

Quando i pantaloni mi cascano a terra, le cingo la schiena con un braccio e la attiro a me in modo che mi avvolga il collo con le braccia e la vita con le gambe.

Le sue mutandine sono calde e bagnate contro la mia erezione, la sua bocca è dolce e umida attorno alla mia lingua.

Voglio affondare in lei.

Voglio esserle il più vicino possibile, sentirla venire intorno a me.

Dondolando il bacino avanti e indietro, emette uno di quei teneri e bisognosi mugolii che fa a pezzi il mio autocontrollo all'istante.

In un battibaleno, la premo contro il muro e le scosto di lato le mutandine bagnate fradicie, posizionandomi all'entrata del suo sesso. La tengo lì, sospesa, a un soffio dal sollievo.

«Fammi vedere.»

Con le labbra schiuse, si abbassa le spalline del reggipetto e libera i seni dalle coppe. «Così?»

Gemo alla vista dei capezzoli turgidi. «Esattamente così.»

Inarcando le sopracciglia, si passa le dita sui morbidi rigonfiamenti prima di pizzicare le punte inturgidite.

Porco cazzo.

La abbasso su di me, penetrandola di un centimetro per stuzzicarci entrambi.

È stretta e bagnata. Perfetto. E quando si serra intorno a me, la spingo verso il basso e la riempio completamente.

Le si mozza il fiato quando i nostri inguini si incontrano, intrappolando il suo clitoride tra di noi.

«Così?» le chiedo a denti stretti mentre la sento pulsare intorno a me.

«Esattamente... così.»

Mi ritraggo lentamente fino al glande, e poi, altrettanto lentamente, mi spingo di nuovo in profondità, dandole tutto ciò che ho, tutto il mio amore. Ancora e ancora, sempre più forte e più veloce, finché non ansima e geme, il suo sesso che si contrae a ogni spinta.

I nostri occhi si incontrano, e so che è vicina.

Cazzo, questa è la mia parte preferita.

«Vieni per me.» La penetro ancora una volta, e questo basta per sospingerla oltre il limite mentre ansima il mio nome.

Vederla venire è la cosa più eccitante che abbia mai visto, e quando col respiro ansante mi dice che mi ama, devo lottare contro l'impulso di seguirla a ruota. Ma non ho finito.

«Anch'io ti amo. Per sempre.»

Annuisce e mi sorride. Sto per portarla in camera da letto, dove ho intenzione di strapparle qualche altro orgasmo, quando noto le finestre alte dal pavimento al soffitto che si affacciano sulla Torre Eiffel.

«Wow.» Avevo quasi dimenticato il motivo per cui ho scelto questo hotel.

Nora lancia un'occhiata verso le finestre e si gira verso di me con un sorriso che mi fa battere forte il cuore. «È una vista incredibile, e più tardi porteremo Otto a fare un giro turistico, ma in questo momento l'unica cosa che vedo sei tu.»



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